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Quadratura - § 1. Termine della geometria e del disegno architettonico: «E cche l’uno ho(r)nato menbro a(b)bi conferente chonrispondentia, e ’l suo ricinto dava(n)zale chon fregio, architrave e cchornici chon sue p(r)opotionate mixure in altezza di tre piei e me(z)zo, serrato da riquadrate cholo(n)ne hó altri ho(r)namenti. Sono le dette lo(g)gie da serrare a ghuixa di finestre di più forme, tonde hó riquadrate sichondo l’ordenatore» (Francesco di Giorgio, Codice Saluzziano 148, Torino, Biblioteca Reale, c. 17v); «Item che a più perfcetione delopera sopra la quadratura de quatro archi che vengono sopra li piloni, sopra li quali ha ad passare il tiburio debiano essere chiavate tutte quatro le face circularmente inchiuse sopra la groseza de li archi, et che sopra il mezo et dricto de li piloni se metano chiave che assendano per recta linea alalteza de le coligatione de le dicte chiave el se coligano cum quelle» (Verbale della consulenza firmata il 27 giugno 1490 da Francesco di Giorgio per il Duomo di Milano: Archivio della Fabbrica del Duomo, Ordinazioni capitolari 3, f. 154); «Ed ancho è da sapere che tanto di sporto a l’ultima corona overo cornixe dare si deba quanto sia la sua alteza sì co me partita l'angolare quadratura della quadrata testa» (Angelo del Cortivo, Codice Zichy, Ms. 09.2690, Budapest, Szabó Ervin Kòzpponti, c. 124v); «E pertanto è da sapere che tutte le basiliche (h)ano forma e misura del corpo umano. Sicome el capo è capo del’uomo cossì la magior capella diè essere capo del tempio, e come (h)a cinque linee e parti menti, cossì debba avere 5 capelle […]. E lla boca, che per diritta linea sopra al naso va; e gli altri sono egli ochi e gli orechie; simel mente la quadratura del petto ala trebuna s’atribu(i)scie» (Angelo del Cortivo, Codice Zichy, Ms. 09.2690, Budapest, Szabó Ervin Kòzpponti, c. 137v); «la principale regula peculiare al Architecto è la quadratura» (Colonna 1499, c. 47, citato in Castelletti 2020, p. 227); «Così interiore quanto exteriore circumligatione podiale procurrentemente, sì como claramente ora questa figura infrascripta [del Duomo di Milano] te dimonstra, quale è performata da la principale icnographia triangulare, dopoi distincta per quadrature, como vedi la membratura inscripta de li intercolumnii» (Cesariano 1521, c. 13v); «Uno hemispherio sopra la sua [scil. del Duomo di Milano] oblunga quadratura» (Cesariano 1521, c. 14v); «Per la quale simmetriata quadratura, non solum potemo distinguere qualunque figura exemplare volemo, ma assumere la ratione de tute le aree e superficie de qualunque quantità elementale volemo» (Cesariano 1521, c. 49v); «Unde hai avuto di sopra la figuratione in antis con le semplice columne in li anguli de le versure, cioè de le volventie de li anguli circa epsa quadratura, quali nostri vulgari dicono li cantoni. Unde queste prostile ante convene siano duplate al modo de le parastatice, como vedi in li anguli signati A, dove ho alternatamente distincto la angularia quadratura […]» (Cesariano 1521, c. 52r); «Dal abaco habiano questa proiectura: fi como uno centro del circino como el sia polito in la quadratura del capitello» (Cesariano 521, c. 53v); «Contra li medii Tetranti idest de le columne rotunde, seu quadrate, nam tetrans dicitur quadratura» (Cesariano 1521, c. 54v); «Perché si farai una quadratura di questo spacio serà sufficiente a ogni conclavio et loci publici» (Cesariano 1521, c. 113r); «Si de quadrifora forma: cioè si farano de quadratura come le ante de le fenestre quale se solemo talhora fare a le magne Aule seu Triclinii» (Cesariano 1521, c. 69v); «Ma brevemente tractaremo per la regula de la comensuratione de le portione de la Terra il modo quale apud comunem usum agrimensorum Tenetur in quadraturis Vidilicet sia una peza seu parte di terra Campestra vel in qualunque altro loco vel modo si sia: volendo per quadrarla: sempre si de’ perducere amussineamente una linea quale da un capo sia la rectrice per fare uno nominato angulo: il che sempre adiunge lo capo del spacio Terrestre secundo la più integra quantitate che si pò havere: et quando sono li dui capi peraequati alhora si de’ fare la calculatione secundo la ratiocinatione de la Eurythmiata quadratura» (Cesariano 1521, c. 144v); «Accade molte volte a l’architetto di voler dimostrare uno edificio di fuori e di dentro […] e dipoi quelle [linee] tirate a l’orizonte, e fatta elettion’ della distantia poi serrata la quadratura del quadro in scortio» (Serlio 1545, c. 33v, citato in Castelletti 2020, p. 234); «Il ridurre in figura quadra, o in quadrato, in Lat. detta *quadratura. Qui la facciata, o la quarta parte del quadro» (Vocabolario degli Accademici della Crusca1612, c. 669, citato in Castelletti 2020, p. 227); «[…] e men è utile oprare il velo over quadratura, ritrovata da Leon Battista, cosa inscepida e di poca costruzzione» (Pino 1548, c. 16v, citato in Castelletti 2020, p. 234, nota 61); «Quadratura f. Il ridurre in figura quadra, o in quadrato. E quadratura trovasi esser detto all’Arte del dipigner prospettive, cioè dipignere di quadratura; che par voce non molto propria» (Baldinucci 1681, c. 130, citato in Castelletti 2020, p. 227); «Così altre due quadrature sue [di Correggio] pur di S. Gio[vanni] benissimo disegnate» (Resta 1958, p. 35); «Quadrattura di mano del Correggio per il camino de PP. Benedettini di S. Gio Parma nel refettorio della Ricreatione o sia Scaldatorio» (Sebastiano Resta in Pizzoni 2012, p. 62, nota 64); § 2. Quadratura dei corpi: «Or quanto alle figure quadrate ne disegnò assai Vincenzo Foppa, il quale forsi dovea haver letto di quelle che in tal modo squadrava Lisippo statouaro anticho, con quella simmetria che in latino non hà nome alcuno. E seguendo lui ne disegnò poi Bramante un libro, da cui Raffaello, Polidoro e Gaudentio ne cavarono grandissimo giovamento; e secondo che si dice è pervenuto poi nelle mani di Luca Cangiaso Pozzeverasco, il quale perciò è riuscito nelle inventioni e bizarrie rarissimo al mondo» (Lomazzo [1584] 1973-1975, vol. II, p. 227, citato in Castelletti 2020, pp. 230-231, nota 32); «Ben prometto di dar fuori una volta certa opera vecchia di Vincenzo Foppa Milanese, nella quale, quello che ha di lungo, ne scrive un sono anco gli schizzi fatti con penna, sì che si comprende quasi tutto ciò che ha trattato poi in gran parte Alberto Durero nella sua Simmetria. Anzi di quei, con sua pace, ha egli cavato quasi ciò che ne scrive. Per ciò che oltre le altre belle cose vi si veggono anco quelle teste che scortano l’una per l’altra cioè sono trasportate in quantità, le quali medemamente ha poi anco trasportato di peso Monsignor Daniel Barbaro nella sua Prattica di prospettiva nella ottava parte, là dove parla della misura del corpo humano e della pianta della testa» (Lomazzo [1584] 1973-1975, vol. II, p. 240, citato in Castelletti 2020, p. 228); «Vincenzo Foppa, che scrisse delle quadrature de membri del corpo humano e del cavallo, delle quali ne fù anco inventore» (Lomazzo [1590] 1973-1975, vol. I, p. 258, citato in Castelletti 2020, p. 228, nota 16); «Dirò hora come Vincenzo Foppa Pittore stimato del suo tempo, e per l’opere eccellente pinte da esso; questo compose un’Opera di prospettiva degna di molte lodi, per li molti ammaestramenti che in essa si contengono» (Morigia 1592, c. 187, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 23); «Le quadrature de’ corpi le disegnò anco Vincenzo Foppa Bresci(a)no o Milanese» (Sebastiano Resta, postilla all’Abecedario di Orlandi: Nicodemi 1956, p. 289, citata in Castelletti 2020, p. 228); «Vi fu anco Vincenzo Foppa, che scrisse di prospettiva e trovò le quadrature de’ corpi prima di Mantegna e di Bramante, e il libro andò dal Foppa in Bramante, da Bramante in Raffaele e in Giulio Romano e infine in Luca Cambiagio» (Lettera di Sebastiano Resta a Giuseppe Ghezzi, non datata, in Notizie di pittura 2018, p. 177, n. 31, citata in Castelletti 2020, p. 229, nota 20); «Vi fu anche Vincenzio Foppa, che scrisse di prospettiva. Il Lomazzo lo fa milanese, ma il Ridolfi il crede bresciano. Fu prima del Mantegna, e il suo libro passò poi in mano di Bramante, e da Bramante a Raffaello, e poi a Giulio Romano, e finalmente a Luca Cambiaso, né so che per anco sia stampato» (Lettera di Sebastiano Resta a Giuseppe Ghezzi, non datata, in Bottari 1754-1773, vol. III, c. 342, n. CCXI, citata in Castelletti 2020, p. 229, nota 20); «Luca Cambiagio, Pittore e Scultore come dice Lomazzo, usò il disegnar a Quadrati, l’imparò da Giovanni suo Padre, che così disegnava per impatienza. Ma è da sapere che Vincenzo Foppa detto da alcuni bresciano, milanese da altri, e che stava in Milano e vi fiorì nel 1400 fece un libro delle Quadrature de’ Corpi. Doppo lui Bramante ne fece un simile, e questo fu studiato da Raffaele, passò in Polidoro et in Gaudentio, et in fine in mano di LUCA CAMBIAGIO. Forse Vincenzo Foppa haveva letto che LISIPPO Statuario così faceva» (Sebastiano Resta, commento della Galleria portatile, in Bora 1976, n. 132, p. 277, citato in Castelletti 2020, p. 230); «BRAMANTE Lazzari da Chà Bramante (così hoggi detta dalla casa ove nacque) tra Urbino e Urbania, fù sapientissimo, disegnò le quadrature de Corpi, scrisse d’Architettura e Prospettiva» (Sebastiano Resta, in Bora 1976, n. 22, p. 267, citato in Castelletti 2020, p. 230, nota 28); «Fu scola spiritosa ma molto manierata, principalmente nel panneggiare e nemica di certe quadrature che danno sodezza a corpi» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro l, London, British Library, citato in Castelletti 2020, p. 231, nota 35); «Bramante disegnò la quadratura de corpi doppo Vincenzo Foppa Milanese» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro f, London, British Library, citato in Castelletti 2020, p. 228); «Luca Cambiagio. Ambidestro. Era ponceveresco nel Genovesato. Di dieci anni cominciò a maneggiar pennelli sotto Giovanni suo padre, allievo di Ottavio Semini huomo geniale, che al vedere Becafumi e Perino dipingere al principe Doria si diede tardi alla pittura, perciò non poté studiare a diligenza, ma a furore, simile a quello che inserì in Luca suo figlio, e egli inventò il figurare a quadrature sopra questo andare, ma non così perfetto» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro h, London, British Library, n. 51, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 25); «In Vincentio Foppa Mediolanensi eminuit duplici titulo Picturae ars, non minus enim penicillo, quam calamo valuit» (Argelati 1745, vol. I, col. 638, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 23); «[…] da Luca [Cambiaso] fu totalmente perfettionata la regola inventata da Giovanni suo padre intorno al dissegnare il corpo humano e ogn’altra cosa per via di quadrature» (Soprani 1674, c. 40, citato in Castelletti 2020, p. 229, nota 24); «[…] Gio[vanni] Paolo Lomazzo nel sesto libro del suo Trattato della Pittura al cap. XIV pare che egli tenti di oscurare in questa parte la gloria dovuta al nostro Cambiaso, mentre asserisse che l’eccellenza delle bizzarrie e inventioni di esso Luca procedeva dall’esserle pervenuto alle mani un tal libro di quadrature fatto da Bramante: cosa dal vero molto lontana, mentre nella vita di quel celebre architetto, scritta con certezza dal Vasari, non si legge che egli mai disegnasse per via di quadrature o ne facesse trattato in iscritto; ciò che anche dimostrano gl’istessi suoi dissegni, ne’ quali (benché per altro siino degni di lode) non però vi si raffigura segno alcuno di quadratura; per lo che non istimerò di giudicar male, se dirò che forse il Lomazzo inavertentemente ciò scrisse; tanto più che egli stesso nel suo libro intitolato Tempio della Pittura, al cap. XXVI, parlando delle proportioni, quasi pentito del fallo commesso nel luogo sopracitato, si sforza di honora Luca sopra tutti gli altri pittori, affermando che al paragone de’ suoi dissegni le figure del Giudicio di Michel’Angelo sminuivano di forze e molto perdevano della lor furia. […] Si che per farmi da capo, è tanto falso il dire che dal libro di Bramante cavasse Luca la Regola delle Quadrature, che anzi mi sarebbe assai più facile il credere che egli se l’havesse dormendo sognate» (Soprani 1674, cc. 40-41, citato in Castelletti 2020, pp. 229-230, nota 26); «In ordine al primo Inventore del disegnare per via di cubi, nulla abbiamo di certo. Potrebbe essere che ne avesse scritto il Bramante e potrebbe anch’essere che il nostro Cambiaso senza altrui lume avesse messa fuori questa bellissima regola da lui sì egregiamente praticata, e tanto utile per locar le figure in buona prospettiva e per ben ombreggiarle. Ma perché il Lomazzi ed il Soprani tacquero che il primo di tutti a metterla fuori e a pubblicarla colle stampe fu Alberto Durero, che morì l’anno appunto in cui nacque il Cambiaso?» (Soprani, Ratti 1768-1769, vol. I, c. 84, nota a, citati in Castelletti 2020, p. 230, nota 26); «È un sogno quanto si dice nella Nota medesima [dell’Edizione di Roma] che fusse ad uso di Bramante, di Raffaello, di Gaudenzio e del Cambiaso il qui indicato Libro d’architettura del Foppa; perché Bramante non apprese da tali libri l’arte sua d’architetto, bensì da suoi profondi studj e dal continuo esercizio nel disegnare e fabbricare […]» (Vasari 1791-1794, vol. III, c. 233, nota, citato in Castelletti 2020, p. 230, nota 27); «[…] gli antichi, i quali dando alle loro figure ed alle loro membra una certa quadratura, avevan la sembianza di tozze e pesanti […]» (Della Valle 1795, cc. 58-59, citato in Castelletti 2020, p. 231, nota 38); «Dopo ciò ripurghisi anco la storia da quelle speciose favolre, che il Lomazzo vi sparse dentro, asserendo che il Foppa trasse da Lisippo le proporzioni delle sue figure; che da’ suoi scritti apprese Bramante la prospettiva e ne formò un libro stato utile a Raffaello, a Polidoro, a Gaudenzio; che Alberto Durero e Daniel Barbaro profittarono delle invenzioni del Foppa e ne furono plagiarj» (Lanzi 1795-1796, vol. I, c. 394, citato in Castelletti 2020, p. 230, nota 27); § 3. Rappresentazione di prospettive e architetture illusionistiche: «Andrea Guerra, scultore Bolognese, non solo moltissimi de’ suoi lavori di quadratura si vedono nelle Chiese di Bologna, e sua Diocesi, ma anco ve ne sono in varie altre Città» (Masini, 1650, c. 756); «Girolamo Corti, detto il Dentone, pittore eccellente di Quadratura e Prospettiva» (Masini 1666, c. 629; cfr. ivi, cc. 612, 619, 623-625, 637); «E come i Carracci nelle figure, così egli [il Dentone] nella Quadratura attaccandosi al naturale, venne a liberarla da un certo fantastico e ideale […]» (Malvasia 1678, vol. II, c. 157, citato in Castelletti 2020, p. 232, nota 46); «[Quadrtura:] Niun’arte si estese più presto; ma niuna più presto degenerò» (Lanzi 1795-1796, vol. II, t. 2, c. 161, citato in Castelletti 2020, p. 232); «Non guardare all’improporzione di questi segni [negli affreschi della Cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva], perché in opera la pittura è molto corretta e studiata nelle espressioni e negl’abbigliamenti degl’habiti bizarri, ci sono grottesche o sia arabeschi di belle invenzioni, e buone requadrature d’architettura» (Sebastiano Resta, ms. Lansdowne 802, libro g, London, British Library, citato in Castelletti 2020, p. 233, nota 57); «Non con minore studio avrà cred’io Baldassar da Siena lavorata la sua Quadratura alla Loggia del Giardino detto Ghici alla Longara di Roma, dove l’istesso Tiziano restò ingannato à credere Scorniciamento di vero Stucco il dipinto» (Resta 1707a, c. 73, citato in Castelletti 2020, pp. 233-234); «Disegnone grande due facciate [di Annibale Carracci, che] contiene l’istoriato della favola del Polifemo, con tutti gl’ornati di quadratura, e di figure che l’adornano» (Resta 1707b, c. 19, n. 154, citato in Castelletti 2020, p. 234).