ALGAROTTI, Francesco (1756)


F. Algarotti, Saggio sopra la pittura, in Idem, Saggio sull’architettura e sulla pittura, Milano, dalla Società tipografica de’ classici italiani [s.a.].

 

Nato a Venezia l’11 dicembre del 1712 e morto a Pisa il 3 maggio del 1764, diplomatico e uomo di lettere, Algarotti coltivò svariatissimi interessi, scientifici e umanistici, mostrandosi particolarmente interessato alle nuove possibilità di divulgazione del sapere: tra le sue opere più conosciute era, in effetti, il Newtonianesimo per le dame, trattatello di divulgazione scientifica, ispirato al lavoro dello scrittore francese Bernard le Bovier de Fontenelle.

Come diplomatico svolse anche attività di mercante d’arte, prestando servizio per Augusto III di Sassonia, al quale indirizzò, tra il 1742 e il 1746, i suoi suggerimenti per un nuovo allestimento del Regio Museo di Dresda che egli espose alla luce di chiari intenti didattici oltre che decorativi: la finalità più importante e innovativa di tale progetto di allestimento avrebbe dovuto essere quella di porre in evidenza la continuità storica tra le opere del XVI secolo e quelle dell’età presente, abbracciando tutte le epoche e tutte le scuole pittoriche, italiane ed europee. Importanti le considerazioni di Algarotti riguardo al museo e ai monumenti artistici intesi come «bene pubblico», da offrirsi finalmente alla più vasta fruizione.

Presentiamo qui il Saggio sopra le pittura pubblicato per la prima volta a Milano nel 1756, ristampato nel 1762 a Livorno in italiano e, in traduzione inglese, nel 1764, a Londra con dedica all’«Accademia inglese instituita per promuovere le buone arti, le manifatture e il commercio», per godere poi di una vasta fortuna editoriale. 

Il trattato, che affronta le questioni relative all’essenza della pittura, alla tecnica e al suo apprendimento, indicando i requisiti necessari all’educazione di un buon pittore, intendeva rivolgersi proprio al giovane apprendista, allievo dell’accademia artistica.

In linea con la tradizione belloriana, Algarotti consigliava infatti ai giovani pittori di rifarsi allo studio dell’antico e all’esempio dei grandi pittori del passato, in modo particolare a Poussin, perché solo attraverso lo studio del classico il giovane pittore avrebbe saputo correggere il naturale. Ne conseguiva, tra l’altro, l’evidente inclinazione anti-naturalista dell’Algarotti, ostile cioè nei confronti della pittura caravaggesca fino a l naturalismo di Rembrandt o di Velasquez, che si fondava sulla rappresentazione del naturale e del vero con tutto ciò che la natura avesse di difettoso e d’ignobile.

 

Andrea Mancini (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”) e

Andrea Salvatori  (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”)

 

 

Bibliografia essenziale.

H. Marx, Arte per i re: capolavori del Settecento della Galleria statale di Dresda, Udine 2004.

B. Mazza Boccazzi, Francesco Algarotti: un esperto d’arte alla corte di Dresda, Trieste 2001.

C. Occhipinti, Diderot, Winckelmann, Hogarth, Goethe. Percorsi settecenteschi nella cultura figurativa europea (I), Roma 2011.

J. Winkler, La vendita di Dresda, Modena 1989.

 

Pdf pubblicato il 25 luglio 2012

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